Domenica 23 dicembre, è la vigilia della vigilia di Natale. Il cielo è plumbeo eppure c’è chi scalpita alla partenza dalla Marina di Manarola, tra barche e rocce che si gettano in mare. Ai blocchi Lorenzo Pellegrini (campione di MTB) da Valdipino, l’inossidabile Gianni Moggia da Vernazza e Daniele Battilani (ASD Golfo dei Poeti) e gli amici della Valtellina Elisa Sortini (Team Atletica Alta Valtellina), Elisa Compagnoni (Team Atletica Alta Valtellina), Francesco Pedrazzoli e Simone Bertini, venuti apposta alle Cinque Terre per provare il “ritrovato” sentiero che porta al Monte Le Croci, 3.3 km con 726 metri di dislivello positivo.
Non è una gara ufficiale è una sfida tra runner appassionati di corsa in verticale con dislivelli importanti. E’ il modo per raccontare la storia di un sentiero attraverso lo sport: salire andando indietro nel tempo.
Finalmente si parte. A dare il via sono Alberto Andreotti, Presidente dell’ASD Cinque Terre e Vincenzo Resasco, vice presidente del Parco delle Cinque Terre che, brandendo la bandiera di un palamito, annuncia la partenza.
Il gruppo è sparato come un proiettile lungo la via principale del borgo fino al primo “muro”, la Collora; una scalinata di 300 gradini che porta al presepe di Mario Andreoli e i distacchi tra i runner lungo il crinale aumentano. Va subito in testa Lorenzo Pellegrini, seguito da Simone Bertini, Elisa Sortini, Elisa Compagnoni, Francesco Pedrazzoli, Daniele Battilani e Gianni Moggia. A Gianni Moggia si affianca lungo la salita Gaetano Bordone atleta locale della Polisportiva Cinque Terre (in modalita’ “scopa”).
Di fronte ancora salita, perché è solo l’inizio, ma dietro è un paradiso. La montagna serpeggia tagliata da centinaia di muri a secco con le vigne in riposo, gettandosi tra le case e infine in mare. Ma è in su che bisogna andare, sulla vetta, dove quella salita micidiale finisce e dominano le Croci. Le scalinate continuano incessanti tra gli olivi e i coltivi del sentiero n. 506, fino a Volastra.
Giusto un attimo di respiro, qualche minuto di asfalto. Poi la sfida si sposta nel bosco e la fatica comincia ad azzannare le gambe, fino al meritato arrivo alla cima del Monte Le Croci.
Rank | Name | Date | Pace | HR | VAM | Time |
---|---|---|---|---|---|---|
|
Lorenzo Pellegrini🃏 | Dec 23, 2018 | 9:24/km | – | 1,373.0 | 31:20 |
2 | Simone Bertini | Dec 23, 2018 | 9:57/km | 140bpm | 1,295.8 | 33:12 |
3 | Elisa Sortini | Dec 23, 2018 | 10:22/km | 142bpm | 1,244.6 | 34:34 |
4 | Elisa Compagnoni | Dec 23, 2018 | 10:48/km | – | 1,195.0 | 36:00 |
5 | Francesco Pedrazzoli | Dec 23, 2018 | 11:30/km | 172bpm | 1,122.3 | 38:20 |
6 | Daniele Battilani | Dec 23, 2018 | 11:59/km | – | 1,075.9 | 39:59 |
7 | Gianni Moggia | Dec 23, 2018 | Tempo Stimato 41:00 |

UN VERTICAL CON L’ANIMA: LA STORIA
Cosa c’è dietro il Vertical delle Croci? Dietro un sentiero che è l’emblema della fatica? Come è nata l’idea di prolungare il percorso che terminava nel presepe luminoso di Mario Andreoli per farlo diventare ancora più grande?
Siamo nel 2005 nel bosco, alla ricerca di funghi e, per caso, ci troviamo su un costone di roccia che ci spinge a salire; arrampichiamo curiosi e dopo qualche decina di minuti ci troviamo davanti a tre Croci.
Avevamo trovato le Croci di “Gio’ Pippa”. La vista era incredibile, una visuale a 180 gradi ci consentiva di vedere dalle Apuane fino alla Baia del Silenzio e oltre.

Il 1 Gennaio 2001 sul Monte Le Croci, Ubaldo Crovara (detto Giorgio, soprannominato Gio’ Pippa) e un gruppo di volontari di Groppo e Volastra avevano riposizionato la croce centrale, auto prodotta con una rotaia ferroviaria, a protezione della valle.
Arriviamo a inizio 2018 e dopo una rapida visita al Monte Le Croci ci rendiamo conto che seppur nonostante l’incuria la magia e’ intatta. Abbiamo deciso! Bisogna prolungare il Vertical che termina nel presepe luminoso e farlo diventare grande.
A Luglio iniziamo a mettere in ordine il sentiero 6A (sparito inspiegabilmente dalla REL). Il bosco ci svela tante cose del nostro territorio. Scopriamo che lungo il sentiero ci sono le antiche teleferiche poiché il bosco, fino a inizio anni ’70, era ancora coltivato. Il concime per la vigna e la legna per scaldarsi si recuperavano dal li.
Sembra di essere in un parco archeologico, eppure le persone che utilizzavano quelle infrastrutture vivono ancora in paese. Come e’ stato possibile perderne così velocemente la memoria?
Siamo un Parco Nazionale, i muri a secco sono patrimonio Unesco, eppure nei fatti ci troviamo con un turismo mordi e fuggi che cerca quello che l’algoritmo di google suggerisce: le casette colorate.
Consapevoli e motivati dalla volontà di non disperdere questo patrimonio, pervasi dalla bellezza che ci circonda, in pochi giorni liberiamo il passaggio che porta alla sella del Monte Capri.
E’ un’estate caldissima ma non ci fermiamo perché abbiamo intravisto la possibilità di salire in vetta utilizzando un altro vecchio sentiero: la direttissima; quindi iniziamo a ripulirlo, altre teleferiche e cave di arenaria compaiono.
E’ perfetto, e’ il sentiero che cercavamo: il sentiero che partendo dal mare ricollega a generazioni e generazioni dietro di noi. Il Vertical Monte le Croci e’ l’anima di questo territorio.
Le Cinque Terre sono dure; gradini, mare, un paesaggio aspro, a volte quasi crudele. Ma la vetta ci restituisce tutto e la fatica si trasforma in emozioni.
Di Christine e Nicola, Cinque Terre Trekking
Foto credit: Christine Godfrey, Paolo Bonfiglio, Pierangelo Scolaro, Michele Bordoni, Davide Crovara, Francesca Gigli.